LA GRAMMATICA DEL GIOCO: SENSORIALITA’, RECIPROCITA’, RISONANZA

di Matteo Terranova

Sembrerebbe strano associare delle regole grammaticali a qualcosa di libero come il gioco, tuttavia già in passato artisti e designer, tra tutti Bruno Munari (1907-1998), hanno indagato leggi e costanti che favoriscono la fantasia e il pensiero creativo, negli adulti come nei bambini. Questo grande personaggio del secolo scorso aveva infatti inventato dei giochi e dei laboratori per stimolare la fantasia nei più piccoli (B. Munari, 2017).

Una pernacchia impertinente

Un padre di un bambino di quasi un anno sta riscoprendo il nascere del gioco nel rapporto con il figlio. Il gioco è diventato in questi mesi per il papà, il bambino e la mamma, una cosa “importante” permettendo  loro di esistere come famiglia, sopravvivendo ai vari lock-down, coprifuoco, lavoro e carenza di sonno.

Quando il padre torna a casa dopo una giornata stanco e si butta sul divano, ecco che suo figlio Leonardo gli fa una pernacchia impertinente, che non si può cogliere se non con una risata che ben presto contagia entrambi, e pure la mamma che è affaccendata.

Una pernacchia è infatti il modo migliore per finire la giornata e non prenderla troppo sul serio ma con distanza, con la giusta irriverenza e ilarità che fa vibrare i sensi, risvegliando e dando nuovo ritmo ai pensieri.

I ruoli sono rovesciati. Per questa volta non è il papà che cerca di consolarlo e farlo ridere come al solito, ma è lui che fa ridere il suo papà. Fa proprio qualcosa che fa ridere “a prescindere” e lo indirizza a  suo padre. Questo sentirsi dall’altra parte, più spettatore che attore in un rapporto rovesciato,  ha fatto sentire l’uomo proprio nel bel mezzo di un gioco.

Quando si gioca, si è tutti sullo stesso piano

Ecco qui la prima regola di un gioco ben riuscito: il rovesciamento della funzione dei ruoli. In questo caso padre-figlio. Nel gioco un oggetto o un’azione non devono mantenere il loro significato originario ma assumerne uno diverso, spesso contrapposto.

Una scopa usata per pulire per terra diventa un oggetto che fa volare come in Harry Potter o la Befana. Oppure, da semplice oggetto, diventa un fantastico destriero che ti fa cavalcare per il corridoio di casa. Prendiamo le parti del corpo con cui spesso i bambini giocano: le dita della mano impegnate nel trattenere la penna durante la scrittura diventano libere, possono trasformarsi in pistole o in ipotetiche gambe di calciatori per fantastiche partite sul banco di scuola.

Un gioco di pancia

Un altro esempio? La pancia.

Domenica scorsa il nostro papà era sdraiato sul divano senza già più energie, con il piccolo al suo fianco ancora bello attivo. Ad un tratto, con il minimo sforzo e senza accorgersene, si batte la pancia con la mano, abbozzando un ritmo (a Leonardo piacciono molto il ritmo e la musica) ed ecco che anche il piccolino inizia a battere a tempo sulla pancia del papà presto trasformatasi in un risonante tamburo!

L’interrogazione

L’altro giorno invece, un adolescente giunge in consultazione da un analista, esasperato dalle mille verifiche poste dalla scuola nel ritorno in classe dopo la DAD. I genitori sono preoccupati e lui è stanco e nervoso. Cosa fanno? Invertono i ruoli e giocano. L’analista mette in scena il ragazzo studente e lui l’adulto professore che lo interroga. Dapprima l’interrogazione verte sulla conoscenza dei “Simpsons”, una serie tv animata, successivamente passano all’inglese. Finiscono a parlare della presentazione preparata per l’interrogazione del giorno dopo e il ragazzo riesce ad esporla meno ansioso.

Diverse sono le “regole” del gioco e sarebbe interessante continuare a esplorarle…

 

SUGGERIMENTI PER ALLENARE LA “GIOCOSITA’”

  • Munari ,1997. Fantasia. Edizione “Economica Laterza” BARI.
  • Neverland, Un sogno per la vita. 2004. Film di Marc Foster con Johnny Depp narrante la vita di James Mattew Barry autore del romanzo “Peter Pan”.