ACEs: Esperienze Sfavorevoli Infantili e loro influenza sullo sviluppo neurofisiologico-cognitivo ed emozionale

AIAS di Milano Onlus ha organizzato il 18 ottobre 2019 la giornata di formazione sugli ACEs (ACEs, Adverse Childhood Experiences, Anda et al. 2006) tenuta dal Prof. Benedetti° e dalle sue collaboratrici Sara Poletti° e Benedetta Vai°.

Come ha ben evidenziato nel saluto iniziale la Prof.ssa Flavia Valtorta: “Mentre è noto da tempo che le esperienze avverse infantili possono costituire un importante fattore di rischio per lo sviluppo di patologie psichiatriche anche in età adulta, più recente è il riconoscimento del loro ruolo come fattori di rischio per moltissime patologie mediche.“, la portata dell’influenza degli eventi avversi durante l’età evolutiva rispetto alla psicopatologia e alla salute generale è arrivata  solo  con l’accordo condiviso  con il modello ormai noto come bio-psico-sociale (Fassino et al. 2007). Il gruppo di relatori della giornata ha inoltre presentato la ricerca più avanzata su questi argomenti, utilizzando un approccio scientifico innovatore in grado di collegare esperienze psicologiche a modificazioni nel programma di sviluppo biologico del cervello e dell’organismo in generale. Si comincia quindi a intravedere e a comprendere l’interazione tra geni, ambiente ed esperienze in termini neurobiologici; riprendendo ancora la presentazione della Prof.ssa Valtorta: “Tale interazione in definitiva definisce la nostra vita nella sua unicità..”. L’esistenza di una vulnerabilità biologica e di una predisposizione alla psicopatologia si accompagna allora alla considerazione di un ruolo fondamentale dei fattori psicologici e sociali nella comparsa immediata o successiva di un’alterazione dello sviluppo neurobiologico.

Il contributo del Prof. Benedetti e delle più giovani colleghe ha sottolineato che negli ultimi anni le ricerche mostrano quanto eventi di vita particolarmente difficili, vissuti in età infantile, abbiano un impatto a lungo termine anche sull’insorgenza di malattie mediche, oltre che sull’adozione di comportamenti a rischio da parte degli individui, dall’infanzia all’età adulta come già avevano intuito Pinel (Woods e Carlson 1961), Janet (1907) e poi Bowlby (1984). Già in passato quindi diversi studi di ricerca psicologica hanno sostenuto che la biografia dei pazienti e il background dei loro genitori andavano indagati in modo approfondito. Per esempio, in alcune famiglie isolate di basso ceto sociale l’incesto sembra trasmettersi di generazione in generazione (Van Stolk e Frenken, 1986). Un’analoga forma di trasmissione è stata descritta per quanto riguarda la violenza sui bambini e la mancanza di cure nei loro confronti. Nello Studio di Delozier (1982) si evidenziava che quasi tutte le madri che maltrattano i figli hanno avuto una biografia di attaccamento ansioso. Sono madri che raccontano di essere state molto spesso minacciate dai genitori di separazione o di violenza fisica e, nella maggior parte dei casi, di essere state per i genitori figure importanti di attaccamento. In Olanda, Kolk (1988) ha mostrato come biografie di attaccamento ansioso possano influire sugli atteggiamenti e i comportamenti nell’allevare i figli e provocare in questi ultimi fobie quali l’agorafobia e la fobia della scuola.

Alle stesse conclusioni hanno portato i primi dati provenienti dalla ricerca epidemiologica degli anni ’70 (Brown & Harris, 2012) e dall’ “ACE Study” che dal 1994/5 costituisce una delle più ampie indagini epidemiologiche a livello internazionale ancora in atto.

In tempi più recenti si è riusciti ad evidenziare che la plasticità cellulare e la modulazione neurobiologica sono oggetto di continue trasformazioni indotte anche da fattori ‘danneggianti ‘ prodotti da relazioni primarie e/o da ambienti disadattivi che facilitano l’insorgenza non solo di patologie psichiatriche ma anche di patologie mediche. Ovvero ai fattori genetici, ereditari e costituzionali, insieme a quelli endogeni epigenetici vanno aggiunti sia i fattori psicologici -intesi non solo come prodotto di eventi traumatici tout court, ma anche come conseguenza di attaccamenti disfunzionali durante la crescita- sia quelli sociali, costituiti dall’ambiente interpersonale, extra familiare e culturale.

Ma qual è la correlazione tra gli ACEs, le malattie fisiche e/o l’adozione di comportamenti a rischio-quali per es. la dipendenza da sostanze, l’abuso di cibo, i disturbi comportamentali? La giornata ha illustrato come la correlazione tra ACEs e malattie in generale potrebbe essere spiegata ricorrendo a diversi meccanismi: alcuni di natura più squisitamente psicologica agenti sullo sviluppo socio-emozionale del bambino, altri di natura neurobiologica attraverso l’azione dello stress e dei suoi effetti sulla maturazione cerebrale, sull’apparato neuroendocrino, immunitario e neurotrasmettitoriale. Le esperienze sfavorevoli infantili sembrerebbero comportare uno stress precoce e comporterebbero un rilevante fattore di rischio per moltissime patologie mediche: soprattutto, ma non solo, per disturbi cardiaci, per malattie polmonari croniche, per epatopatie, per malattie autoimmunitarie.

Per quanto riguarda i disturbi psichiatrici, i dati emersi indicano che la depressione e i tentati suicidi risultano correlati, in percentuale rilevante (oltre il 50% dei casi) alle ACEs, così come il PTSD, il disturbo borderline di personalità, i disturbi dissociativi e le allucinazioni (Chapman, 2004; Whitfield, 2005).

Due processi fondamentali appaiono essere influenzati negativamente dall’abuso infantile e dalla trascuratezza, così come dalle ACEs in generale: il neurosviluppo (la crescita fisica e biologica del cervello, dei nervi e del sistema endocrino) e lo sviluppo psicosociale (la formazione della personalità, che include morale, valori, condotte sociali, capacità di avere relazioni con gli altri, rispetto per le istituzioni sociali etc).

Molti studi ci permettono quindi di affermare che anche le reazioni emozionali possono determinare numerosi processi neurofisiologici e modificazioni somatiche (Lekander & Mats, 2002). La disregolazione emozionale prodotta dagli ACEs indurrebbe quindi alterazioni neuroendocrine e neuroimmunologiche e sarebbe alla base dell’insorgenza anche di patologie somatiche.

 

Dott.ssa Olivia Ninotti –  Neuropsichiatra Infantile, Psicoterapeuta SISPI, Direttrice Sanitaria AIAS di Milano Onlus

 

Relatori della giornata formativa:

Prof. Francesco Benedetti – Psichiatra, specialista in psicologia clinica, capo dell’Unità di Psichiatria e Psicobiologia clinica Ospedale San Raffaele di Milano

Dott.ssa Sara Poletti – Psicologa sperimentale, Ricercatore in fisiologia umana (Università Vita-Salute San Raffaele)

Dott.ssa Benedetta Vai – Psicologa clinica e Ricercatore (Fondazione Centro San Raffaele), Docente (Università Vita-Salute San Raffaele)

Saluto in apertura giornata formativa:

Prof.ssa Flavia Valtorta – Direttore della Divisione di Neuroscienze dell’Istituto Scientifico San Raffaele, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele

 

BIBLIOGRAFIA:

Anda R.F., Felitti V.J., Bremner J.D., Walker J.D., Whitfield C.H., Perry B.D., Giles, W.H. The enduring effects of abuse and related adverse experiences in childhood. European archives of psychiatry and clinical neuroscience, 2006.

Bowlby, J. (1984). Violence in the family as a disorder of the attachment and caregiving systems. The American Journal of Psychoanalysis, 44(1), 9-27.

Brown G.W., Harris T. Social origins of depression: A study of psychiatric disorder in women. Routledge, 2012.

Chapman D.P., Whitfield C.L., Felitti V.J., Dube S.R., Edwards V.J., Anda, R.F. Adverse childhood experiences and the risk of depressive disorders in adulthood. Journal of affective disorders, 2004

Delozier P.P. (1982), Attachment theory and child abuse, in C.M. Parkes, J. Stevenson-Hinde (a cura di), The place of attachment in human behavior,London, Tavistock publications

Fassino S., Daga G.A., Leombruni P. Manuale di psichiatria biopsicosociale. Centro scientifico, 2007.

Kolk A.A.M. (1985), De transgenerationale overdracht van angstige gehechtheid, in L.G.M. Bisschops (a cura di), Wat bindt een kind?, Velthoven, De Sprankel

Janet P. Les medications psychologiques. Fèlix Alcan, 1919.

Lekander, Mats. Ecologicallimmunology: The role of the immune system in psychology and neuroscience. European Psychologist, 2002

Stolk B van, Frcnken J (1986), ‘”Als kind met de kinderen’,  Maandblad voor Geestehjkevolksgezondheid, 7/8, 691-724

Whitfield C.L., Dube S.R., Felitti V.J., Anda, R.F. Adverse childhood experiences and hallucinations. Child abuse & neglect, 2005

Woods E.A., Carlson E.T. The psychiatry of Ph. Pinel. Bull Hist of Medicine, 1961.

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